Gian Luigi Bianchi

Gian Luigi Bianchi (1912-1973), è stato un  pittore milanese recentemente riscoperto da un lungo oblio durato circa 40 anni. Un paziente lavoro di censimento e relativa analitica catalogazione, condotti dallo storico e critico d’arte Dorian Cara, e il restauro delle stesse ad opera di Antonella Ferrari su più di 500 opere, ha messo in luce una straordinaria produzione artistica che, attraverso uno stile pittorico figurativo, teso alla ricerca di cromie forti e contrastanti, influenzate dall’espressionismo di Ensor e dai fiabeschi temi di Chagall.
Nel suo percorso artistico, la cui formazione avvenne presso il maestro Aldo Carpi, emerge l’attenta e costante indagine di Bianchi dell’animo umano nelle sue pieghe più intricate, il tormento interiore, talvolta lacerante, espresso in fantasmi di Morte, in “allegre” e fluttuanti danze macabre, con segni diabolici provenienti dal cielo, in maestosi Giudizi divini, temi questi espressi attraverso un monito di redenzione per se stesso e per gli altri, gridato con terrore apocalittico e con accessi cromatismi.
D’altra parte, l’iter creativo è ispirato dai paesaggi del levante ligure dove, nei lunghi soggiorni, ha ritrovato quella serenità al di là del dramma esistenziale in un riscatto dell’anima, e in una ricerca semplice della purezza del quotidiano, attraverso la natura, le vedute collinari primaverili, le tradizioni religiose, i ritratti di parenti e amici e la curiosità per i relax di bagnanti al mare: puntuali suoi temi d’ispirazione.
Nell’artista, la stesura della materia pittorica, tramite per il sogno, i colori vivaci, più spesso violenti, sono la dichiarazione allarmata sullo stato del mondo, del disfacimento morale e di una concreta esigenza di salvazione.
Sofferenza interiore e conseguente riflessione sull’umano, generano da una parte figure macabre dalle sinuosità seducenti e proiezione di una realtà celata ma drammaticamente presente e dall’altra meditativa catarsi, ricercata nelle confortanti e sicure immagini della natura insieme ai propri cari. L’artista svela così l’essenza di quel male che, con dolcezza, fa danzare tutte le cose.